Nei giorni scorsi ho fatto qualche story per parlare di Immuni, la nuova app del Ministero della Salute per tracciare i contagi da Coronavirus, e ho scoperto con sorpresa che su oltre 1000 partecipanti al mio sondaggio su Instagram circa un terzo non ha intenzione di scaricare l’app sul proprio smartphone. Quindi ho chiesto quale fosse il motivo, ed è venuto fuori che nella maggior parte dei casi è legato ad una comprensibile preoccupazione sulla privacy, sui dati raccolti dall’app e sull’utilizzo che ne potrà fare il Governo. Per questo motivo, ho pensato fosse utile fare un breve video per capire più dettaglio come stanno veramente le cose e svelarvi l’uso che viene fatto dei vostri dati.
Dunque, di tutti i vostri dati personali mostrati nel video, che ogni giorno ad ogni ora vengono raccolti dal vostro smartphone, Immuni non ne raccoglie e non ne utilizza neanche uno. Dunque, potete stare tranquilli e mettere da parte i timori o, nei casi più estremi, le teorie del complotto secondo cui il Governo vorrebbe i nostri dati per controllarci. Immuni è un’app realizzata in open source, e cioè il suo codice è pubblico per cui chiunque può accedervi e studiarlo per capire esattamente tutte le funzionalità e le azioni che compie. Non ci sono segreti insomma, e leggendo i pareri di tanti esperti che seguo sui social pare anche che sia fatta molto bene dal punto di vista tecnico rispetto alle piattaforme solitamente realizzate dalla Pubblica Amministrazione.
Cosa fa Immuni? Genera un codice casuale che cambia ogni ora, simile a quello dei token di sicurezza delle banche, e utilizza il bluetooth dello smartphone per inviarlo a tutti gli altri smartphone che incontra, registrando inoltre la distanza e la durata del contatto. In questo modo, se due persone hanno l’app installata e si incontrano, i loro due smartphone si scambieranno questo codice, e dunque ognuno memorizzerà nel proprio smartphone i codici di tutte le persone con cui si è venuti a contatto. Di conseguenza, se nei 15 giorni successivi una persona dovesse risultare positiva al Covid-19, questa dovrà comunicare agli operatori sanitari il codice presente nella propria app e di conseguenza, in maniera del tutto anonima e senza neanche conoscere o poter rintracciare i destinatari, partirà una notifica verso tutti gli altri codici memorizzati, per avvisare dunque tutte le persone con cui si è entrati in contatto nell’ultimo periodo.
Per sfatare alcuni miti:
- L’app non accede e non raccoglie dati personali, come l’identità dell’utente e dunque le sue informazioni personali, nè volontariamente da parte dell’utente nè tramite l’accesso a profili di altre applicazioni, dunque non può risalire ad essi in alcun modo;
- Immuni non è in grado di geolocalizzare l’utente, non usa il Wifi e non usa il GPS;
- Il codice di tracking generato dall’app è casuale e non legato in alcun modo al dispositivo o alla persona.
Ricordate le piattaforme che vi ho mostrato nel video tramite cui posso utilizzare i vostri dati a scopo pubblicitario o commerciale? La prima è Google, che dunque include oltre al motore di ricerca anche quello che fate su Chrome e su Youtube, le vostre mail su Gmail, i vostri appuntamenti su Calendar, i percorsi su Maps, e in generale tutto quello che fate, scrivete o dite con il vostro smartphone Android e via dicendo. La seconda è Facebook, che include a sua volta Instagram, Messenger, Whatsapp con lo stesso discorso, mentre la terza è LinkedIn. Senza prenderci troppo in giro, ogni giorno ciascuno di noi fornisce milioni di dati a tutte le app che utilizziamo, gestite da aziende private che li utilizzano a scopo di lucro, e lo facciamo perchè – più o meno consapevolmente – accettiamo di utilizzare un servizio gratuito che ci è utile o serve ad intrattenerci offrendogli in cambio i nostri dati anziché un pagamento.
In questo caso, invece, si tratta di scaricare un’app per cui non bisogna pagare niente, non viene raccolto nessun dato, non dobbiamo fare niente se non tenerla installata, e soprattutto non dobbiamo farlo per fare un favore al Ministero della Salute ma per fare un favore a noi stessi e a chi ci sta intorno. In che modo? Se nelle prossime settimane andrete ad una cena, a tagliarvi i capelli, al supermercato, in autobus e dopo qualche giorno si scopre che la persona di fianco a voi è positiva al virus, è importantissimo che voi lo sappiate immediatamente e che prendiate tutte le precauzioni necessarie, evitando ad esempio di andare a trovare i vostri nonni e chiedendo di fare un test prima di uscire con i vostri amici.
Forse ve lo siete già scordato, ma negli ultimi 3 mesi sono morti oltre 33.500 italiani che non hanno avuto la possibilità di prevenire il contagio. Quindi per favore cerchiamo di fare le persone serie, evitiamo queste buffonate e scarichiamo questa benedetta app, anche perchè, pure se avesse raccolto i vostri dati, se state guardando questo video siete su una piattaforma che in questo istante sta raccogliendo molti più dati su di voi. L’app infatti funziona ed è efficace se la maggior parte delle persone che ci circonda l’ha scaricata a sua volta.
Non è obbligatorio scaricare Immuni, ma è importante che voi lo facciate. Va bene qualsiasi dibattito sulla privacy, va bene qualsiasi polemica sulle immagini contenute nell’app, ma direi che in questo caso l’obiettivo è leggermente più importante ed è la tutela della salute delle persone. Dopo tre mesi, in cui abbiamo visto cosa può succedere, dimostriamo di aver imparato qualcosa.