Dopo quasi 30 anni di dittatura incontrastata, con un solo uomo al potere dal 1966, lo scorso anno il Malawi è riuscito ad ottenere il diritto ad elezioni democratiche: nel profondo cuore dell’Africa, circa 20 milioni di cittadini hanno dato voce al proprio desiderio di riscatto dopo che lo 0,2% della popolazione aveva sfruttato e impoverito l’altro 98,8% per intere generazioni.
Chi mi conosce da un po’ di tempo ricorderà che avevo provato a dare il mio contributo a questa battaglia, per “aiutarli a casa loro”, affiancando un malawiano per costruire una strategia politica, lanciare la sua candidatura e mettere in piedi una vera campagna elettorale, che ha coinvolto oltre 90 attivisti in 350 villaggi finanziando tutte le loro attività, spese e cure mediche con il crowdfunding.
Tuttavia, il giorno del voto qualcosa è andato storto: seggi bruciati, militanti uccisi e 159.000 schede scomparse. Perchè, oltre ad essere il quarto Paese più povero al mondo, il Malawi è anche uno dei tre Paesi con la corruzione più alta. Una corruzione così sfacciata, volgare e impertinente da non sembrare vera. Ci sono molti modi per truccare le elezioni, ma i vecchi partiti del Malawi l’hanno fatto nel modo più spudorato possibile: cancellando i risultati con il bianchetto, quello che usiamo a scuola per correggere gli errori sui compiti, e riscrivendolo i numeri a penna in favore del loro candidato Mutharika.
Nonostante 147 denunce di irregolarità con prove schiaccianti, la Commissione elettorale ha semplicemente risposto che andava bene lo stesso. Ma era troppo tardi: il popolo aveva scoperto la democrazia, e non era più disposto a soffocare quella speranza. Così i giovani del Malawi sono scesi in piazza e ci sono rimasti fino a quando la pressione non ha costretto i giudici a prendere sul serio la questione. E ha funzionato: per la seconda volta nell’intera storia dell’Africa, a febbraio la Corte costituzionale ha annullato i risultati delle elezioni per manomissione del voto.
Cinque giorni fa si è tornati a votare, e il popolo del Malawi è riuscito finalmente a conquistare quella democrazia e quella libertà che non aveva mai conosciuto ma che aveva sempre sognato. Ieri, la Commissione elettorale ha dichiarato vincitore il leader dell’opposizione Lazarus Chakwera con il 58,57% dei voti: “My victory is a win for democracy and justice. My heart is bubbling with joy“.
#My2cents di oggi riguarda la storia di un posto sperduto nel mondo dove succedono cose che probabilmente non avranno mai nessun impatto sulle nostre vite. Una terra di foreste e distese incontaminate, dove le case sono fatte con mattoni di fango e tetti di paglia, in cui non esistono servizi sanitari, acqua potabile, educazione e diritti umani, dove gli uomini hanno la più bassa aspettativa di vita al mondo (47 anni) e il 50% dei bambini è malnutrito e muore di fame o di malaria prima dei 5 anni. In quel posto, oggi una battaglia è stata vinta e una rivoluzione è cominciata.
Per chi volesse ripercorrere la mia avventura:
- Malawi #1: www.facebook.com/watch/?v=514213035650254
- Malawi #2: www.facebook.com/about.Rob/photos/a.730068037035245/2584799854895378
- Malawi #3: www.infocilento.it/2019/04/24/roberto-esposito-il-cilentano-che-vuole-vincere-le-elezioni-in-malawi
- Malawi #4: www.facebook.com/about.Rob/photos/a.730068037035245/2657134830995213
- Malawi #5: www.robertoesposito.com/2019/10/malawi-tutto-quello-che-e-successo-e-che-dovete-sapere
- Malawi #6: www.facebook.com/about.Rob/posts/3428084593900229